giovedì 19 dicembre 2019

Delirio trotskista contro il Partito Comunista di Grecia (KKE)



"[...]Stalin, con una svolta apparentemente "ultrasinistra", presentò la socialdemocrazia come sorella gemella del fascismo, rifiutando la politica leninista del fronte unico contro la reazione, e per questo corresponsabilizzandosi (assieme alla socialdemocrazia) per la disfatta storica del movimento operaio tedesco di fronte a Hitler."

"Peraltro non a caso questo corso politico fu rapidamente convertito nel suo esatto contrario dal 1934-'35, con la politica dei fronti popolari con la cosiddetta borghesia democratica e liberale, con tanto di ingresso nei suoi governi (Spagna): ciò che archiviava la politica bolscevica di opposizione di principio ai governi Kerenskij che aveva consentito la rivoluzione d'Ottobre e su cui fu fondata l'Internazionale Comunista."

Queste due frasi non sono pronunciate da due persone diverse, ma fanno parte del medesimo comunicato del Partito Comunista dei Lavoratori. Non sto scherzando, vedere per credere. A quanto pare lo Stalin di un periodo ha torto prima col Lenin di un periodo e poi in un altro periodo con il Lenin di un altro periodo ancora. Se li scambiamo di posto, otteniamo che Stalin in entrambi i periodi era coerente con Lenin! Per chi non voglia perdere la sua esistenza nel leggere i comunicati di chi prende lo 0,02% e si mette a fare la lezioncina, vi farò un breve riassunto dei deliri febbrili contenuti in questo articoletto.

Al comunicato segue infatti un accusa delirante di un partitello dello zero virgola contro il KKE, reo di attuare una strategia settaria e di non buttarsi in mezzo all'onda della rivoluzione verso lo 0,01% di consensi del grande e conosciutissimo (???) OKDE-Spartakos (la mia è una stima, perché non si sono mai presentati alle elezioni, troppo impegnati ad organizzare il proletariato o forse a perdere militanti che entravano in Syriza). 

Persino loro sono costretti a riconoscere che "[...]il KKE fu in grado di guidare un vero movimento rivoluzionario negli anni '40 (Resistenza, guerra civile)[...]" MA "[...]in ogni caso la sua leadership era allo stesso modo impegnata nella strategia dei fronti popolari, e pertanto consegnò letteralmente il potere nelle mani dei partiti borghesi greci." 

Non si capisce dunque. Il KKE è stato in grado di guidare un movimento di resistenza, ma ha consegnato il paese ai borghesi greci??? Combattendo una lunga guerra di resistenza durata fino al 49'??? Certo, inizialmente consegnarono le armi, ma qui si pretende la perfezione assoluta da parte di chi non è manco in grado di farsi votare da sua nonna! 

Allo stesso modo si attribuiscono prima delle giustamente criticate svolte riformiste e di alleanza con governi borghesi negli anni 90', ma quando queste svolte vengono corrette (cosa più unica che rara, considerando la fine che hanno fatto i partiti comunisti europei nello stesso periodo). "Eh sì ma è tutto uguale come prima, è solo una svolta burocratica." Insomma, se fossi prevenuto direi che la loro è una critica di parte che vuole a tutti i costi attribure una colpa all'organizzazione rivale e non riuscendo a trovarla si accanisce sul niente. Ma passiamo oltre. 

"Nel movimento di massa, il KKE ha sempre seguito una tattica assolutamente settaria, con le sue manifestazioni e cortei separati e con un atteggiamento estremamente ostile verso tutte le altre correnti del movimento operaio. Tuttavia, sarebbe un errore considerare "ultrasinistro" questo settarismo; esso è più che altro una politica settaria atta a difendere le posizioni del partito nel sistema politico tradizionale e consolidato. Ciò è evidente nell'esplicito legalitarismo del KKE."

Verrebbe da chiedersi quali sono queste sedicenti correnti del movimento operaio. E fra l'altro si tratta di un'affermazione falsa, dato che il PAME, il sindacato di riferimento del KKE, ha al suo interno anche componenti socialiste e socialdemocratiche. Che il KKE voglia invece stare lontano dagli agenti provocatori trotskisti, dalle canaglie reazionarie rosate di Syriza e dagli opportunisti, è invece cosa sacrosanta. 

"Nei fatti, il KKE ha duramente rifiutato e denunciato ogni movimento sul quale non poteva avere controllo, specialmente i movimenti di carattere esplosivo. Ha vergognosamente denunciato la splendida ribellione del dicembre 2008, quando i giovani, gli immigrati e i settori più giovani della classe operaia protestarono e si rivoltarono in massa per più di tre settimane. Il KKE si oppose in maniera così netta al movimento che venne elogiato dalla stampa borghese (1) e dai politici della borghesia, incluso il più importante leader dell'estrema destra all'epoca (2)."

Infatti la famosa "rivolta" non era altro che una guerra di incappucciati, teppisti e anarchici che andavano in giro per le strade a spaccare vetrine e a cercare l'estetica della rivolta. In questa "rivolta" non c'era neanche un po' di classe operaia o lavoratori, ma solo lumpenproletariat black block che come sappiamo anche noi a partire da Genova sono utilizzati dalla polizia come pretesto per bastonare i manifestanti. Il KKE ha fatto benissimo a tenersi lontano da loro (infatti questo movimento non ha prodotto assolutamente nulla!), denunciando però l'uccisione del quindicenne da parte della polizia che aveva scatenato i disordini.

"Nel giugno 2011, il KKE denunciò il movimento degli "indignati" greci, che bloccò centinaia di piazze ad Atene e in tutta la Grecia per due mesi e provocò tre giorni di sciopero generale."

E forse hanno fatto bene, perché quel movimento si è poi sciolto come neve al sole.

"Nell'ottobre del 2011, al culmine del movimento di massa contro l'austerity, il KKE fu anche coinvolto in un vergognoso episodio: durante lo sciopero generale del 19-20 ottobre difese fisicamente il Parlamento da settori di manifestanti che volevano attaccarlo. La manifestazione finì con un violento attacco dei gruppi anarchici contro il blocco del KKE, attacco che fu ugualmente inaccettabile dal momento che prese di mira la base operaia e militante di quel partito."

Questa è una falsa e vergognosa calunnia. Il KKE e il PAME, insieme ad altre organizzazioni, stavano guidando la manifestazione, quando gruppi di infiltrati e provocatori hanno compiuto violenze contro i manifestanti guidati dal PAME e dal KKE. Non c'è mai stato alcun tentativo di attaccare il Parlamento, solo un attacco vigliacco, pusillanime e gratuito di teppisti al soldo della polizia fascista. Tanto che un sindacalista del PAME è rimasto ucciso! Il fatto che il PCL e i suoi sodali portino avanti questa narrazione fasulla, che si dimostra tale anche per il fatto che i manifestanti in piazza li hanno portati il KKE e il PAME, mentre i trotskisti non se li caga nessuno, dimostra solo quanto facciano parte della medesima centrale trotskista al soldo dei padroni, per dividere e calunniare il movimento operaio.

Chi abbia voglia di conoscere la reale verità, non ha che da leggersi questo articolo di risposta del KKE, in cui vengono smentite tutte le calunnie del teppume trotskista:

"Nel luglio 2015 il KKE si rifiutò di schierarsi in occasione del referendum sul trattato di austerità della Grecia con il FMI e l'UE. Il KKE disse che questa sua posizione era dovuta al fatto che non avevano fiducia nel governo di Syriza, ma in realtà era per soddisfare la piccola borghesia conservatrice che temeva una possibile rottura con con l'euro nel caso di una vittoria del No. Antarsya, il fronte di cui OKDE-Spartakos fa parte, fece una campagna per un triplo No: votare No al referendum, dire No al governo di Syriza e allo stesso tempo dire No all'UE e al FMI."

Ammetto che per me questa decisione del KKE è stata infelice. Bisogna schierarsi sempre contro l'UE quando c'è l'occasione e poi fare pressione sugli opportunisti come Tsipras che non vanno sino in fondo. In ogni caso, l'accusa di volere con questa decisione soddisfare la piccola borghesia conservatrice è un'accusa faziosa e assolutamente inaccettabile, fatta tra l'altro canagliescamente e senza portare uno straccio di prova a favore. 

"Nel febbraio 2016 il KKE guidò una parte importante della mobilitazione di agricoltori che fu in grado di bloccare le autostrade, per poi abbandonare la lotta dopo solo poche settimane, in seguito a un negoziato inconcludente con il governo."

Per la precisione, il KKE con gli agricoltori ha portato avanti la lotta, attraverso i blocchi stradali fatti dagli agricoltori, per 40 giorni (altro che poche settimane), cosa che i nostri amici trotskisti non sarebbero mai in grado di fare. Per maggiori informazioni vedere qua.

"È chiaro che, per quanto radicale possa essere la retorica del KKE, anche in periodi diversi, la sua vera attività politica si riduce a cercare di preservare lo status quo, e di aderire all'ideologia e alle paure piccolo-borghesi. Questo è ancora più chiaro quando si guarda alle posizioni del KKE sulla cosiddetta questione nazionale."

Io lo chiamo avere una strategia di massa per cercare di farsi votare da uno spettro elettorale più ampio della propria nonna. Ma io sono un reazionario piccolo-borghese. 

"Il KKE [...] pur non arrivando a unirsi ai raduni nazionalisti contro la Macedonia, adotta pienamente questa narrazione dell'"irredentismo" macedone rifiutando il diritto dei macedoni a chiamare il loro Stato come desiderano, contro la coercizione di uno Stato capitalista molto più forte del loro, cioè la Grecia."

Immagino che a questo punto i nostri rivoluzionari instransigenti saranno anche a favore dell'entrata della Macedonia nella NATO, da sempre staterello mafioso del cazzo al pari del Kosovo, creato artificialmente come corridoio di droga e di jihadismo? Ma di cosa stiamo parlando!?

"Il KKE, ad esempio, ha sempre mantenuto la sua posizione nazionalista in merito alle relazioni con la Turchia, il principale avversario del capitalismo greco nell'area. I leader del KKE continuano a denunciare le presunte aggressioni unilaterali della Tuchia, e accusano continuamente i governi greci di essere sottomessi allo Stato turco."

Mamma mia, che vergogna!

"Omettendo totalmente di adempiere al compito principale dei comunisti nei nostri paesi, cioè quello di dimostrare le aggressioni della "nostra" classe borghese, il KKE alimenta la propaganda nazionalista che divide il popolo greco e il popolo turco, e coltiva all'interno della classe operaia un sentimento di unità nazionalista, che serve solo agli interessi dei capitalisti."

Qualcuno informi i nostri "amici" che uno dei partiti con cui il KKE ha più rapporti è il Partito Comunista di Turchia, che ha avuto una buona performance alle ultime elezioni (eleggendo un sindaco) e che l'Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai è stato gestito ad Izmir da KKE e PKT INSIEME! Se non è internazionalismo tra turchi e greci, non so proprio come definirlo!

"Questa politica del mettersi in ginocchio davanti ai riflessi conservatori ha assunto forme sempre più vergognose, come il recente sostegno del KKE a uno sciopero apertamente razzista contro i campi di rifugiati nell'isola di Samos."

Bisogna vedere cosa intendono con sostegno, dato che il KKE condanna sempre fermamente ogni politica di divisione razziale e ha fatto recentemente un comunicato in cui invita a difendere i rifugiati e a dargli dignitosa sistemazione. Insomma, frasi a cazzo come al solito. E un'altra vergognosa calunnia, come sempre, senza fonte! 

"Questa politica spiega (COME??? NDT!) anche molte altre posizioni di questo partito, come ad esempio il rifiuto della legalizzazione delle droghe leggere e l'opposizione alle unioni civili tra coppie dello stesso sesso."

Fermo restando che non sono d'accordo col KKE su queste posizioni, ritengo che queste siano semplicemente espressione di un'arretratezza della loro base a livello di mentalità. Non di certo di un'impostazione nazionalista e reazionaria, altrimenti potenzialmente chiunque abbia qualche idea arretratata sarebbe un reazionario in tutto e per tutto! Sarebbe stato un reazionario pure Fidel Castro, che ha fatto ben di peggio! O sarebbero reazionari ancora adesso i cubani, che sono contro la legalizzazione delle droghe leggere!

"È quindi evidente che definire il KKE un partito rivoluzionario o anticapitalista sarebbe estremamente illusorio. Nonostante i suoi zig zag a sinistra, il KKE resta infatti un partito riformista post-stalinista."

Ringraziamo il cielo che i veri rivoluzionari e anticapitalisti ci guidano fermamente con la loro salda manina!

martedì 17 dicembre 2019

Corbynite sempre più grave, e siamo alla parte 3



Dopo la sesquipedale mazzata che i lavoratori britannici hanno riservato all'opportunista Corbyn e a tutta la congrega di trotskisti e blairiani che gli va dietro, rifiutandosi di votare quel programma di vuote ciarle e speculazioni sul niente quando nei fondamentali si ribadiva fedeltà a NATO e perculamento della volontà degli inglesi chiedendo un secondo referendum, la sinistra è in lutto.

Perché, diciamocelo, questo era ormai l'ultimo cavallo vincente su cui puntare. In UE tutti i riformisti, con la loro pietosa moderazione e tendenza al sotterfugio e al compromesso, sono stati fatti a pezzi. Podemos, Melenchon, Linke, subiscono batoste una dietro l'altra, con la notevole eccezione del Partito del Lavoro del Belgio che è un ex partito comunista ma con tendenze sempre più socialdemocratiche. Ma nessuno come i confusionari trotskisti e centrosocialari della sinistra radicale aveva riposto così tanta fiducia nelle potenzialità taumaturgiche del vecchio leader inglese, se non per rimanerne poi delusi.

Esatto, perché a sinistra che si taglia le palle, segue destra che ne approfitta. Ormai è un copione collaudato, un spettacolo ripetuto e già visto, fino alla noia. Ecco, il sinistro corbynita è quello che assistendo a questi tediosi polpettoni televisivi, rimane ogni volta stupito che l'assassino è il maggiordomo.

Il più indicativo dei piagnistei è il seguente.

Sinistra Classe Rivoluzione

"Il Partito laburista si sarebbe dovuto mantenere sulla posizione del 2017 e spiegare che, su base capitalista, stare dentro o fuori dall’UE non avrebbe fatto alcuna differenza. La classe operaia continuerà ad essere sfruttata e oppressa fino a quando non abbandoniamo il capitalismo e cambiamo alle fondamenta la società su basi socialiste."

Notizia del giorno. Quinta colonna complottista blairiana o meno, Corbyn è un socialdemocratico, dunque non vuole minimamente uscire dal capitalismo. Per questo tentenna così tanto sull'UE, un comunista direbbe chiaro e tondo che bisogna uscire dall'UE mobilitando le masse popolari e uscendo dal capitalismo. Un socialdemocratico, invece, è sempre molto in confusione perché non sa se riformare l'UE o il capitale nazionale, e per sicurezza non li riforma entrambi.

Tralasciamo poi la confusione massima sul problema dell'UE. Le masse popolari vanno guidate a viva forza contro i banchieri, i burocrati e l'alta finanza di Bruxelles, se c'è qualcosa che Corbyn doveva fare non è spiegare che "tanto non fa alcuna differenza" ma che semmai Johnson fa il gradasso ma poi si inchina a Bruxelles e fa passare un accordo che mantiene tutte le bruttute del Mercato Unico Europeo. Insomma, un'inculata. Ma invece abbiamo Corbyn che ci dice che l'UE tutela l'ambiente e i diritti dei lavoratori. Ma vaffanculo! 

"Non c’è bisogno di dire che l’idea che Johnson e i Conservatori siamo capaci di risolvere i problemi che affliggono la classe operaia e le loro famiglie sia un’illusione. Johnson è uno spaccone. I Tories non risolveranno i loro problemi, anzi, li renderanno molto peggiori. I Tories sono stati al potere durante lo scorso decennio – un decennio di austerità e di tenore di vita in calo. Adesso prepareranno un nuovo attacco contro la classe operaia."

Semmai i nostri compagni ci dovrebbero spiegare in che modo Corbyn, se non attraverso tante belle parole, sia capace di risolvere i problemi che affliggono le masse popolari inglesi. Perché se critichi un'illusione per favorirne un'altra, si passa semplicemente dalla padella alla brace. In che modo Corbyn potrebbe invertire le misure di austerità stando dentro la NATO, riportando l'UK dentro l'UE, senza la benché minima critica al capitalismo ma anzi impostandosi su un blandissimo riformismo? Perché alla fine non c'è più illuso di chi crede che gli altri siano illusi. 

"I militanti laburisti dovrebbero opporsi all’ultima campagna per rimuovere Corbyn. Quest’ultimo non dovrebbe dimettersi sotto questa pressione. Noi diciamo: basta alla caccia alle streghe contro Corbyn!"

Frase preceduta dalle accuse standard di tradimento alla quinta colonna blairiana. Verrebbe da chiedersi: ma se mezzo partito attacca continuamente Corbyn e invoca lo sterminio degli antisemiti annidati nel partito, che diavolo potrebbero fare al potere? A sto punto a Corbyn converrebbe farsi un partito suo piuttosto che insistere dentro un partito filo-borghese e padronale. Chiaramente no, perché Corbyn è ormai abituato da quando sta nel Labour a buttare al cesso le sue prese di posizione nel nome della "unità" del partito, come ha sempre fatto. Lui ha sempre continuato a prendere lo stipendio da parlamentare quando il suo partito faceva le peggio porcate. Perché Corbyn non è il grande rivoluzionario che i sinistri si sono immaginati, ma è un intrigante come tutti gli opportunisti, tendente al compromesso col grande capitale. Nel frattempo i blairiani se ne sbattono le palle dell'unità e cacciano tutti i non-allineati a Israele e Sua Maestà. 

"Il Marxismo è lungimirante. Analizza i processi nella loro interezza. La storia non segue un linea retta: il periodo attuale ha un enorme volatilità e il centro politico sta sparendo. Questo riflette una crisi profonda del sistema capitalista."

E' chiaro come il sole che i nostri compagni allora non sono marxisti, perché hanno la stessa lungimiranza di un pesce rosso. 

"Ci saranno sempre spostamenti a destra sul percorso. Ma questi prepareranno svolte ancora più grandi a sinistra. Ciò continuerà fino a quando la classe operaia troverà una via d’uscita, rompendo con il capitalismo."

Ecco qua, abbiamo ottenuto la teoria politica opportunista nella sua interezza. Poco poco, piano piano. Gradualismo. Diamo un colpettino a sinistra fino a quando il capitalismo non crolla. Peccato che il capitale è talmente forte che ti da una mazzata che ti riporta tutto indietro. E se non resisti vieni schiacciato. Però un colpetto alla volta. 

"La classe operaia, bloccata dal fronte politico, tenderà a guardare verso il fronte della lotta nei luoghi di lavoro. Ciò lo vediamo già con le lotte dei lavoratori delle poste e ferrovie. Lavoratori e giovani entreranno in azione nei luoghi di lavori e nelle piazze."

E poi passerà il Labour a pigliare tutto con qualche vuota promessa e di queste manifestazione non si farà niente. E i nostri compagni daranno battaglia per le future elezioni. E i nostri oracoli si strapperanno le barbe bianche e canute. 

"Eventi, eventi e ancor più eventi trasformeranno la coscienza. Una stabilizzazione non è possibile, come vediamo internazionalmente con rivoluzioni che scoppiamo dal Cile al Sudan fino in Libano."

A parte l'infantile esagerazione del termine "rivoluzioni", dato che si tratta di primi vagiti da organizzare meglio, ma paragonare paesi dove si crepa di fame al centro della finanza mondiale è quantomeno ridicolo. Ai bambini le illusioni e le sciocchezze di perdonano, compagni quanti anni avete? 

"Abbiamo bisogno urgentemente di costruire le forze del marxismo per fornire una spina dorsale al movimento; per provvedere determinazione e prospettiva per cambiare la società. Abbiamo bisogno di chiarezza. Abbiamo bisogno di un’analisi di classe per guidarci. Abbiamo bisogno di una voce marxista per il Partito laburista e la gioventù. Facciamo appello a tutti di unirsi a noi e aiutarci a costruire tutto ciò."

Finalmente una frase sensata. Infatti i nostri non hanno né chiarezza, né analissi di classe, né una voce marxista. Se vogliono gli posso fornire se non altro una voce, con cui mandarli a quel paese! 

"Il successo dei Tories evaporerà come neve al sole. Preparerà la via per una svolta massiccia a sinistra nella società – e, alla fine, per una trasformazione socialista della società. Abbiamo bisogno di costruire, organizzare e preparare le forze necessarie per ottenere ciò."

Il requiem per l'intelligenza è appena stato suonato.

Ma veniamo ad un altra questione. Infatti una parte delle organizzazioni opportuniste italiane e dei confusionari come questi qui sopra, ha condiviso il discorso di Corbyn successivo alla sconfitta. Prendiamo quello condiviso da quelli più patetici e senza speranza, Rifondazione Comunista.

Citiamo alcune parti del discorso di Corbyn, che sebbene espresso nella maniera più patetica possibile, da cane bastonato, non lascia intravvedere la benché minima autocritica.

"La polarizzazione del paese rispetto alla Brexit ha reso tutto più difficile per un partito con un forte sostegno elettorale da entrambe le parti. Credo che abbiamo pagato un prezzo per essere visti da alcuni come un tentativo di superare le divisioni o di ripetere il referendum."

E' il mantra di tutti gli opportunisti e specialmente di Corbyn che bisogna "unire, invece che dividere". In questo discorso non c'è un briciolo di analisi di classe, di contraddizioni. Solo vuoto irenismo. Fra l'altro, bisogna notare come i conservatori sono stati molto più astuti nel riuscire a superare queste divisioni, avevano anche loro divisioni sulla Brexit ma sono riusciti a metterle da parte. Corbyn invece per tenere insieme due posizioni inconciliabili è rovinato brutalmente. E gli sta bene. 

"Non c’è una soluzione rapida per superare la sfiducia di molti elettori. Essere paternalisti e accondiscendenti non li conquisterà. I lavoratori devono conquistare fiducia in sé stessi. Ciò significa un paziente lavoro di ascolto e di collaborazione con le comunità, soprattutto quando il governo intensifica il suo assalto. Significa garantire che la classe lavoratrice, in tutta la sua diversità, sia la forza trainante all’interno del nostro partito."

Questo discorso, che fa gridare di gioia gli opportunisti nostrani, abituati a farsi truffare in governi col PD, non è altro che un pietoso flatus vocis. Quale rappresentanza c'è nel Labour della classe lavoratrice? Il Labour è un partito opportunista, dominato e tenuto in pugno da oligarchie finanziarie che non vogliono cedere di un millimetro il loro potere. Gli stessi parlamentari prima vicini a Corbyn stanno brigando per silenziare anche quei due pietosi programmi socialdemocratici che il vecchio inglese ha portato nel partito. E' il caso di John McDonnell, che ha imposto a Corbyn di cambiare idea sulla Brexit. Insomma, altro che partito della classe lavoratrice! Al limite il Labour è il partito della aristocrazie sindacali, quelle che ingannano i lavoratori prospettandogli miglioramenti impossibili all'interno del sistema. 

"Gli attacchi dei media contro il partito laburista negli ultimi quattro anni e mezzo sono stati più feroci che mai – e naturalmente questo ha un impatto sull’esito delle elezioni. Chiunque si batte per un vero cambiamento sarà accolto dalla forza dell’opposizione mediatica."

Attacchi senza nome, senza volto. Un discorso accondiscendente, per nulla scomodo, che non fa nessun nome. Gli unici sul banco degli imputati sono Trump, Johnson e qualche generico miliardario. Il resto delle contraddizioni scompare. Tutto nel nome della "unità"!

"Ho passato la mia vita a lottare per questi obiettivi e continuerò a farlo. La politica della speranza deve prevalere."

E con questa invocazione a là Ernest Bloch, il discorso si conclude. Un discorso assolutamente vuoto e inconcludente, che ha fatto gridare di gioia i confusionari e gli opportunisti nostrani. Dato che l'inconcludenza e la vuotezza richiama altra inconcludenza e vuotezza. 

Per oggi la rassegna è concluse, rinviamo alla prossima volta!

giovedì 12 dicembre 2019

Che cos'è la dialettica? (1)

Nel vano tentativo di infilare qualche concetto in quelle zucche vuote che vi ritrovate, cercherò di spiegarvi uno dei pochi concetti utili e interessanti che la filosofia abbia partorito, ovvero la dialettica.

Quindi, cos'è la dialettica? Senza farci le pippe coi termini greci, è essenzialmente il metodo filosofico che invece di separare gli opposti (bene e male, bianco e nero, la mia intelligenza e la vostra stupidità) li mette in rapporto tra di loro. Ciò può essere sintetizzato dalla frase di Hegel "Essere e nulla sono lo stesso" o la tesi sempre hegeliana della complementarità degli opposti. Attraverso l'incontro tra opposti si ha la contraddizione. Questa non è intesa come contraddizione in atto come pensate voi scimuniti. Quando si parla di contraddizione in atto si intende che ad esempio i due assunti "Voi fate schifo" o "Voi non lo fate" possono essere entrambi veri, cioè simultaneamente e allo stesso tempo. In questo caso si tratta di contraddizione in atto. Quella che intende Hegel è invece contraddizione in divenire. Ovvero, attraverso la contraddizione ogni opposto trapassa nel suo altro. Così dalla morte nasce vita, dall'ignoranza l'intelligenza e dal bisogno di figa la figa stessa.

Con questo Hegel risolve brillantemente le fuffate della metafisica e la manda in soffitta. Infatti per millenni sti perdigiorno con la barba bianca avevano cercato un fondamento ultimo sopra al quale  fondare la conoscenza e avevano fallito miseramente, producendo solo una serie di vuote ciarle e vaneggiamenti senza senso. Hegel invece scopre che il fondamento stesso della realtà non si trova cercando un fondamento perfetto, senza macchia, il famoso Essere benigno e buono sopra il quale fondare ogni moralità e saggezza, ma che il fondamento è immanente alla realtà stessa, è lo scontro tra opposti, è la realtà nel suo muoversi e nel suo divenire.

Engels aveva ben chiaro questo punto, come scrive nel "Ludwig Feuerbach e il punto d'approdo della filosofia classica tedesca":

"Ma la vera importanza e il carattere rivoluzionario della filosofia hegeliana [...] consistevano appunto nel fatto che essa poneva termine una volta per sempre al carattere definitivo di tutti i risultati del pensiero e dell'attività umani." 

Ora, questa mia ricostruzione dei fatti non la ritroverete in nessun manuale di filosofia. Gli attacchi scomposti e rabbiosi di quasi tutti i filosofi contro Hegel lo dimostrano. I filosofi non vogliono far sapere in giro che Hegel ha definitivamente mandato in soffitta i filosofi 200 anni orsono e tentano di rifarsi e rivendersi nei modi più disparati: cucina pop-filosofica, presenzialismo televisivo, culto del Grande Altro, libri incomprensibili. Infatti, non si trova oramai neanche un filosofo che non dica cose già contenute in Hegel o nei suoi predecessori, fatte eccezione per Nietzsche e tutta la schiatta dei suoi epigoni, anche se la sua è una filosofia regressiva e reazionaria che non ha apportato alcun progresso al pensiero ma solo un regresso irrazionalistico.

Torniamo dunque alla nostra dialettica. Hegel insomma ha scoperto e approfondito il metodo dialettico, che è comunque presente e conosciuto già prima di lui ma mai è stato formalizzato con tanta precesione. Il problema di Hegel è che non riesce a superare la filosofia, ma deve pensare la sua dialettica come un processo di accrescimento dello Spirito. Così nella Scienza della Logica all'inizio abbiamo le rappresentazioni confuse dell'essere che piomba nel nulla e viceversa. Ed è qui che entra in gioco la negazione della negazione. Infatti ogni negazione di qualcosa non si risolve in nulla, ma nel ritorno della cosa che nega in se' stessa e quindi di una riaffermazione della sua identità. Attraverso la negazione, cioè la determinazione di un altro da se', la cosa si conferma nella sua identità. Quindi attraverso la negazione della negazione e per vari passaggi si arriva dal puro Divenire al vero Essere, inteso come concettualità.

Qui c'è credo l'errore principale di Hegel, che è determinato da limiti storici e umani. Hegel infatti non concepisce la dialettica nella sua applicazione alle forze produttive, alla natura e ai complessi avvenimenti umani come avviene con Marx. La pensa invece come un processo di astrazione in cui si parte dalle opposizioni del Divenire, o a quelle della coscienza, riproverando, spesso non a torto, a Kant di non averle risolte ma di esserci rimasto invischiato ( si parla delle famose antinomie ). Da qui però solo la coscienza attraverso la Ragione può mettere ordine nel reale, comprendendolo attraverso il Concetto, che si sostanzia nell'Idea (che è la contraddizione risolta in se stessa). Dunque alla fine ritorniamo sempre lì.

So che voi non avrete capito una mazza. Certo Hegel non è sempre facilmente comprensibile, ma sempre meglio di leggere le masturbazioni di Nietzsche di cui voi sarete appassionati. In pratica, la filosofia hegeliana fa grandi passi avanti nella chiarificazione della dialettica, ma è ancora invischiata in limiti oggettivi del suo tempo. Poi per fortuna arriva Marx, prende per il culo gli speculatori che si richiamano ad Hegel non capendo che lui manda in soffitta i filosofi, non pubblica manco il libro in cui li sfotte perché sarebbe una fuffata da filosofi e decide invece di mettersi a studiare insieme ad Engels come funziona il capitalismo.

Marx avrebbe voluto dedicarsi alla formulazione di una Logica che trattasse il problema della dialettica. Il problema è che non ha avuto tempo e alla fine è morto prima di realizzarla. Engels si dedica parzialmente al problema e ci riesce abbastanza magistralmente. Nell'Antiduring, Engels ridicolizza uno degli ennesimi parolai metafisici e nel farlo chiarifica numerosi problemi della dialettica. Certo, il testo risente di posizioni e dibatti dell'epoca ma ha comunque un grande valore.

Nel testo per esempio Engels chiarifica che la dialettica deve essere materialista, altrimenti si finisce nel misticismo di Hegel o peggio. Ciò comporta una concezione scientifica e realista della realtà, nella quali le leggi di essa possono essere conosciute e fatte proprie dall'uomo. Questi elementi erano già presenti in Marx, che infatti approva e commenta positivamente il libro di Engels, ma lo erano in forma sparsa e senza sistematicità.

La cosa interessante di questo testo di Engels è che anch'esso ha una forma dialettica, nel senso che è scritto a partire da una polemica col sedicente filosofo socialista During, e a partire dalla critica spesso molto caustica e sarcastica contro di lui si delineano le posizioni del materialismo dialettico. Inoltre Engels introduce per la prima volta la distinzione tra idealismo e materialismo, a cui riduce l'intera storia della filosofia. Il materialismo dialettico di Engels sarebbe l'evoluzione delle antiche teorie materialiste e atomiste di Democrito e Epicuro, andando avanti fino ai materialisti francesi dell'Ottocento. Il problema di queste teorizzazioni del materialismo è che sono ancora metafisiche, nel senso che pongono la verità del materialismo ma in maniera astorica e speculativa. La dialettica di Hegel permette di illuminare e concretizzare questo vecchio materialismo, ovviamente togliendogli la scorza idealista e speculativa.

Il primo che compie questo tentativo è il filosofo tedesco Feuerbach, esponente di sinistra della filosofia hegeliana, il quale è citato da Marx e Engels con un favore molto maggiore rispetto agli altri filosofi di questa corrente, che sono trattati con disprezzo e sarcasmo (non del tutto ingiustificato...). Il problema di Fuerbach è che pur saldando la dialettica hegeliana con il materialismo, rimane su posizioni essenzialmente speculative e non è così in grado di superare del tutto l'idealismo, rimanendo dentro categorie astoriche. Il materialismo storico di Marx e Engels permette di superare le secche di questi pensatori. A differenza loro, il metodo dialettico viene applicato alle concrete forme storiche materiali. Inoltre le posizioni puramente speculative devono trovare la loro concretezza nella realtà storica effettiva, non rinchiudersi in prospettive separate dall'ambito della prassi. Da qui la famosa frase sui filosofi che avrebbero solo interpretato il mondo, senza cambiarlo.

Con ciò, la dialettica impastata di metafisica di Hegel trova la sua conclusione dialettica nel pensiero marxista, materialista e dialettico, un pensiero nel quale teoria e prassi sono tenute costantemente in rapporto e che mette la parola finale su qualsiasi prospettiva professorale e accademica. Infatti le prospettive dei professori di filosofia sul marxismo non possono che ricondurlo nell'alveo di una concezione idealistica, data la loro posizione all'interno delle istituzioni borghesi. Inoltre spesso i professori di filosofia, salvo rari casi eccezionali, sono separati dalla prassi concreta delle masse mentre sono inseriti nello star system accademico. Tendono quindi a convertire il marxismo in marxologia, a separare il pensiero di Marx da qualsiasi prassi emancipativa reale per condurlo nel campo della speculazione e della filologia. Questa loro prospettiva permette a questi professori e filosofi di avere onorate carriere all'interno del sistema accademico, in quanto il loro Marx imbellettato e reso innocuo è completamente digeribile dal sistema. Questo è per esempio il caso della Scuola di Francoforte, i cui esponenti hanno insegnato in prestigiose università tedesche e americane, lavorando a stretto contatto con la Fondazione Rockfeller e diffondendo una versione nichilistica e nietzschiana del marxismo tendente alla disperazione e al solipsismo.

Anche oggi questi ciarlatani infestano le università. In alcuni casi difendono un marxismo molto più hegelianizzato e spesso in questi casi le loro riflessioni e le loro azioni possono anche non essere completamente in linea col sistema e anche opporsi ad esso. Anche se quelli che hanno più successo sono i marxiologi allineati alla filosofia della differenza e al nichilismo di Nietzsche, come ad esempio Toni Negri, Zizek e i vari epigoni del postmoderno. Questa filosofia, ispirata alle farneticazioni reazionarie di Nietzsche e Heidegger, ma con una copertura "desinistra", è passata dal sostenere il Fuhrerprinzip ad andare appresso alle monadi desideranti del neoliberismo.

Come sono distanti da questa prospettiva le teorie e filosofie veramente rivoluzionarie dei maggiori esponenti del marxismo-leninismo. In Castro, Stalin, Lenin, Kim Il-Sung, Mao le teorie cessano di essere semplici farneticazioni solipsistiche sul bene del Mondo, sulla Verità, sulla Bellezza e tutta quella paccottiglia per saldarsi invece con movimenti reali, con veri processi rivoluzionari e, soprattutto, esprimendo la punta avanzata di movimenti di emancipazione di massa.

Il marxismo è l'unica filosofia che è riuscita ad uscire dalle polverose aule universitarie per saldarsi con i problemi reali delle persone, quel senso comune così invocato da molta filosofia ma senza mai la sua vera presenza.

Voi vi starete chiedendo: cosa c'entra tutto ciò con la dialettica? C'entra, e il fatto che non l'abbiate capito indica la vostra incapacità di pensare dialetticamente (è già tanto che vi abbia attribuito una capacità di pensare, ringraziate!). Questo di cui ho parlato è il punto fondamentale che separa la vera dialettica materialista e marxista dalla dialettica speculativa e professorale dei filosofi-filologi. Su un testo di Marx il professore filologo si mette a fare l'analisi delle paroline e dei significati per ricostruire il "vero Marx" contro le "deformazioni" del materialismo dialettico. Nessun accenno alla prassi reale concreta in cui Marx è calato rispetto alla prassi in cui si sviluppa il marxismo-leninismo. Nessun accenno alle condizioni reali in cui quel testo si manifesta e cosa ci sta dietro. Solo dotta glossologia, che riduce Marx ad un semplice filosofo le cui tesi possono essere rifiutate o accettate educamente prendendo eccletticamente qualche tesi di qualche altro dotto filosofo, da Platone, da Kant ecc.

Torniamo dunque alla teoria. La dialettica materialista riprende e anzi accentua la contraddizione già presente nella dialettica hegeliana. Ma se nella dialettica hegeliana la contraddizione viene risolta e domata attraverso la negazione delle negazione in cui ogni cosa negata viene riassorbita e fatta propria dallo Spirito, dal Soggetto, dalla Ragione, nella dialettica materialista vi è si contraddizione (delle forze produttive, di classe, naturali ecc.) ma la negazione della negazione acquisisce una diversa funzione. Non è infatti frutto dell'automovimento dello Spirito, le cui contraddizioni interne si risolvono tutte nello Spirito Assoluto (termine che indica lo Spirito, cioè l'uomo, la coscienza, giunto alla piena consapevolezza di se', al fatto di essere tutta la realtà) ma del movimento delle forze storiche, sociali, materiali, che opponendosi al loro opposto giungono ad una sintesi.

Capisco che queste frasi possano suonare complesse, soprattutto per degli ignoranti come voi. In realtà la cosa è più banale di quanto il linguaggio hegeliano non la voglia far sembrare. E' in realtà un procedimento che si può ritrovare praticamente in ogni scibile del reale. Un esempio è la transizione al socialismo. Il comunismo nega il capitalismo, ma lo nega conservando le sue forze produttive e mettendole in un altro contesto. In poche parole per affermarsi il comunismo deve negare il capitalismo, ma il risultato non è solo una negazione (io distruggo il capitalismo) ma una negazione della negazione, cioè una sintesi (il capitalismo negato produce il socialismo). La negazione della negazione è in pratica il procedimento attraverso il quale da una negazione determinata si produce un risultato, ovvero una sintesi. Io nego il mio avversario, ma negandolo produco il mio proprio pensiero (sintesi). Questo riprende l'idea della compenetrazione degli opposti, ovvero che ciò che nego, ciò che contraddico sta in rapporto produttivo, dialettico, con me. In Hegel questa è la forma base dell'identità: negando che io sono quell'altro produco la mia identità (ovviamente ciò non avviene per volontà!). La consapevolezza di questo rapporto tra opposti è fondamentale. Se io per esempio considero l'intera società peccaminosa e mi rifiuto di averci a che fare non sto comprendendo la dialettica, ma attuo una negazione astratta, una semplice differenziazione. Dicendo che tutto è male non mi pongo in rapporto dialettico con la realtà, e soprattutto non vedo il rapporto dialettico che mi lega in maniera necessaria a questa società e mi impone di averci a che fare, individuandovi delle contraddizioni determinate sulla quale far leva, nelle quali inserirmi.

Un campo di applicazione della dialettica potrebbe essere il rapporto vita e morte. Molti filosofi nichilisti accentuano il carattere mortifero della realtà, ovvero il fatto che la vita sta di fronte alla morte come un abisso, che la morte è la fine di ogni cosa. Feuerbach intravvede bene questo problema quando parla della religione che aliena l'essenza umana in un altro ultraterreno, in cui l'uomo pone tutto se stesso. Una considerazione dialettica permette di offuscare qualsiasi dubbio in proposito. Fatevi una domanda: se le cose stanno così, ci sarà un motivo per il quale stanno così? Non parlo di ciò che può essere modificato dall'azione umana, ma di fatti come la morte che sono per molti una tragica necessità paralizzante. Tutti prima o poi dobbiamo morire ed è naturale che, avendo in noi un'istinto animalesco alla sopravvivenza, vediamo questo atto come qualcosa di negativo. E' normale che questo sentimento ci sia, altrimenti non potremmo conservarci, non potremmo vivere senza la paura di essere annientati. Ma il fatto che noi muoriamo non deve essere posto come una fine. Di per se' non esiste né inizio né fine nell'Universo. Tutto costantemente muta e si modifica. E quindi la morte non è la fine, ma l'inizio di qualcos'altro. Cessa la nostra coscienza ma non il nostro far parte del reale. Che noi inceneriti si diventi parte del terreno o che si venga divorati dai vermi, ciò è un atto che ci rende parte del tutto, una negazione che genera qualcos'altro, così noi diverremo parte di altri organismi. Diverremmo parte della natura, parte di altro, così come noi stessi siamo stati generati da questo altro. C'è una bella frase di Eraclito in proposito:

"Agli uomini attende dopo la morte quello che non si aspettano né immaginano." (frammento 113)

Eraclito è uno dei primi fondatori della dialettica. E lui che per primo comprese che la realtà è frutto di uno scontro perenne tra opposti. Questa frase di Eraclito, molto sibillina e oracolare come nel suo stile, può essere compresa nel seguente modo: gli uomini si aspettano dalla morte la fine di tutto, esattamente come i Greci che si aspettavano una dannazione infinita a vagare disperatamente nell'aldilà, la proiezione di un'idea angosciante e terribile della morte; Eraclito spiega che questa idea è assurda, che la realtà è fuoco che costantemente brucia e purifica (cioé diviene e muta continuamente) e che quindi non ha senso dannarsi e disperarsi per una cosa che è necessaria ai fini della vita e della ragione che la governa.

Dunque la dialettica ritiene che l'intera realtà si muova secondo nessi necessari. Certo vi è spazio per l'azione umana, checcé ne dicano certe assurde accuse di determinismo, ma questa libertà è basata appunto sulla conoscenza di queste nessi necessari, sul trovare una propria collocazione all'interno di essi. Fu Hegel che capì per primo che libertà e necessità sono la stessa cosa. In particolare Hegel stigmatizza l'anima bella che riesce a concepire solo un'idea astratta di libertà, ponendosi in un'idea puramente soggettiva di libero arbitrio senza porlo in correlazione con le necessità del proprio periodo storico. In particolar modo la morale kantiana, con la sua idea di imperativo categorico, è un'idea astratta di moralità, in quanto prevede che gli atti morali siano compiuti a prescindere da qualsiasi contesto e solo per un'idea astratta e astorica di bene. Comprendere invece di trovarsi all'interno di nessi necessari permette di fare scelte morali, che magari non sono sempre specchiate e limpide come quelle dell'anima bella kantiana ma si pongono in un rapporto reale e concreto con la realtà. Così per esempio il proletariato deve compiere il male della violenza rivoluzionaria per raggiungere il bene del socialismo. Ciò è assolutamente distante da qualsiasi idea cinica della politica, in quanto questa prevede che la morale non esista e che per ottenere i propri scopi sia necessario sempre compiere il male. Per la dialettica bene e male si compenetrano, dunque per compiere il bene bisogna collocarlo nel concreto rapporto dialettico col male. Gramsci comprese questo rapporto quando disse che il Partito è il moderno Principe (di Macchiavelli).

Hegel capisce che è difficile per molti vederla in questo modo. La coscienza, dice, procede per contraddizioni. E questo per Hegel è necessario, perché lo Spirito si produce per auto-contraddizione. Il problema è che molti si fermano a queste opposizioni. Come ad esempio Kant, che rimane all'interno delle opposizioni della coscienza. Ad esempio quando pone il Soggetto Trascendentale e una realtà fuori di lui inconoscibile. Così interno ed esterno non stanno in un rapporto dialettico, ma di semplice opposizione. In tal modo la coscienza è posta nella sua finitezza di fronte ad un reale che non può mai conoscere se non attraverso i limiti della sua soggettività. Oltre a Hegel, anche Lenin si scaglia contro questa concezione in "Materialismo ed Empiriocriticismo". Infatti nel processo conoscitivo, quella che era una cosa in se' diventa una cosa per me! D'altronde Hegel risolve brillantemente questo problema nella dialettica finito infinito. Il finito non esiste come separato ma come parte dell'infinito. Il finito si risolve nell'infinito, ovvero nel mutamento. Così quella che per Kant è una coscienza finita, per Hegel è qualcosa di continuamente mutabile e potenzialmente infinito. Non condivido l'idea di Hegel però che la coscienza sia la realtà stessa. Di certo però è essa stessa realtà in quanto parte di essa, in quanto parte del tutto. E quindi immaginarsi un soggetto trascendente che contempla la realtà è errato in cui esso è questa stessa realtà, è inserito dinamicamente in essa. Il finito dunque si risolve nell'infinito. Noi come singoli siamo finiti ma come qualcosa che diviene siamo potenzialmente infiniti, anche morendo.

Attraverso una dialettica correttamente applicata si ottiene un'analisi della realtà molto ricca e sfaccettata. Le pagine di Lenin, Stalin, Mao ma persino dello stesso Hegel, in cui i fenomeni sono affrontati nella loro complessità e dinamicità, costituiscono una pietra miliare del genere. Quanto distanti sono questi scritti dalle analisi dogmatiche, moralistiche, irrigidite in vuoti formalismi, di chi forza la realtà dentro i suoi schemi mentali per impoverirla e banalizzarla. Dei cattedrattici che violentano la realtà con la loro teoria da scribacchini.

Bene, questo è tutto per il momento.




lunedì 2 dicembre 2019

Corbynite parte 2: Lo stadio iniziale della malattia



La corbynite è una malattia che si presenta in maniere diverse nei soggetti che contamina. Le forme che abbiamo esaminato precedentemente sono quelle più gravi e incurabili, ma ci sono anche forme più blande che però determinato sintomi se non altrettanto gravi, quantomento preoccupanti. Le forme gravi sono rappresentate per esempio da Rifondazione, con espressioni come "compagno Corbyn" o "compagno Sanders". Non mancano però forme ambigue come quello del giornale sedicente "comunista" Contropiano (link).

Da un giornale che si professa comunista ci si aspetterebbe note molto critiche sulle gravi mancanze e le illusioni contenute nel programma del Labour britannico, come una critica serrata a qualsiasi prospettiva socialdemocratica che miri ad ingannare i lavoratori, ad imbellettare la natura di classe del sistema, insomma ai classici problemi del riformismo e dell'opportunismo.

Nulla di tutto ciò si troverà in questo articolo. Certo, qualche critica qua e là in mezzo agli elogi sperticati si trova, e quindi la possibilità di attuare una profilassi è sicuramente molto maggiore rispetto ai soggetti prima esaminati. Vediamo però a cosa si riducono queste critiche:

"È ribadita infatti la propria fedeltà alla NATO; le proposte sul dopo Brexit del Labour tendono a perpetuare il legame con il dispositivo economico-commerciale del Mercato Comune Europeo, non dando seguito al desiderio di de-connessione rispetto alla UE espresso inequivocabilmente con il referendum del 2016."

Bisogna faticare a trovare questa critica in mezzo a tutti quegli elogi, ma alla fine il punto nodale della questione emerge. In realtà la cosa andava detta all'inizio e sottolineata con forza, dato che queste questioni derubricate a "pietre d'inciampo" costituiscono degli imbedimenti gravosi nelle azioni dei governi e quindi riducono a fuffa tutto il contorno di questioni sociali che hanno fatto sobbalzare di gioia la "sinistra". 

"Sarebbe altrettanto disonesto non sottolineare come le riforme, e anche alcuni importanti orientamenti di politica internazionale, neghino alla radice ciò che il processo di integrazione europea è stato per le classi subalterne, e ciò che ha significato per alcune popolazioni, in specie del Nord-Africa e del Medio-Oriente (Palestina e Yemen, per esempio); oltre che alcune responsabilità della NATO, per esempio nel conflitto libico."

Non è tanto che sarebbe disonesto, ma non sarebbe marxista, leninista, comunista, caro compagno. E soprattutto non lo è non andare alla radice di questa concezione compromissoria con il capitale monopolista e le sue diramazioni dell'UE e della NATO, che si trova in ogni concezioni opportunista, riformista e revisionista. Sarebbe bello trovare qualche riga in proposito in un articolo il cui obbiettivo è creare coscienza di classe, non creare illusioni.

"Allo stesso tempo sarebbe miope – a differenza di ciò che emerge dal Manifesto – non considerare come corresponsabili dell’attuale sfacelo della condizione della working class britannica e della “tendenza alla guerra” portata avanti da Londra, quella parte del partito laburista – ora marginalizzata e sconfitta politicamente, ma assolutamente non scomparsa – che si è riconosciuta nel progetto politico di Tony Blair e del suo New Labour."

Il che dovrebbe far riflettere sulle reali intenzioni di Corbyn, che non solo non manda via questa componente dal Labour ma asseconda i loro strali sull'antisemitismo, come quando il povero Ken Livingstone è stato espulso dal partito per aver detto verità scomode sulle lobby sioniste (qui non c'è lo spazio per occuparsene). A sventolare una kefhia sono bravi tutti, ad agire nei fatti un po' meno. 
In compenso andando avanti nella lettura si potrà scoprire una grande novità con cui Corbyn risolve la questione.

"Alla faccia del supposto atteggiamento razzista di Corbyn viene espressamente citato la necessità dell’insegnamento dell’Olocausto e della Black History a pag.39 del programma!"

Ovvero quelle lezioncine scolastiche e noiosissime che contribuiranno sicuramente ad alleviare la sofferenza dei poveri e marginali immigrati neri, mentre con l'altra mano si accetta il Mercato Comune Europeo che li spreme e li sfrutta.

Dopo queste scarne critiche, le aspettative di uno sviluppo delle stesse nei passi seguenti vengono deluse. La scarna dattilografia giornalistica prorompe improvvisamente in urla di gioia per i prodromi dei futuri soviet.

"La questione del “governo locale” è affrontata con una offensiva a tutto campo tesa a ricostruire un tessuto collettivo attraverso una nuova assunzione della responsabilità dello stato e delle sue articolazioni sociali dei bisogni sociali, ponendo fine all’esternalizzazione dei servizi (e favorendo l’in-house) e implementando i servizi dalle biblioteche ai centri giovanili, dagli sportelli del nuovo servizio postale ai pub che verranno considerati veri e propri asset sociali, anch’essi vittime della desertificazione dei centri di aggregazione comunitaria: “i pub sono centri di aggregazione comunitaria ma 18 chiudono ogni settimana in Gran Bretagna.”"

Qui l'autore confonde il Manifesto del 2019 con l'altro Manifesto del 1848 e finisce per prendere fischi per fiaschi. Sembra quasi che il programma di Corbyn abbia già realizzato nel Cielo della Teoria il potere rivoluzionario dei soviet. Come celeste suona il lamento dal vago sapore francescano ed ecclesiastico per la perdita dei valori comunitari. 

Vi sono numerosi punti comici in questo capolavoro di mah-rsismo. Il nostro autore è tendente alla fredda descrizione cronachistica nel pieno stile da hipster delle cittadine di provincia quando recensisce un album che se non fosse nobilitato da questo stile di scrittura apparentemente freddo e raffinato risulterebbe a qualsiasi ascoltatore una monnezza senza capo né coda. Certo, esattamente come l'hipster di periferia il nostro non rinuncia a cedere a facili entusiasmi provinciali quando si trova di fronte a qualcosa che non conosce.

"Questa settimana il Manifesto ha avuto l’endorsement di 163 economisti di fama, che hanno sottoscritto una lettera in cui spiegano sinteticamente le ragioni della loro scelta in favore del Labour, partendo dalla constatazione di una decennale stagnazione economica e di relative condizioni di vita peggiori dei livelli pre-crisi: i salari britannici sono inferiori a quelli percepiti nel 2008, per esempio."

Apriti cielo. Il non plus ultra dei baroni universitari inglesi, il cui scontro coi colleghi del Financial Times costituisce uno scontro inter-baronale proiezione di quello inter-capitalista, che si spertica in difesa del proprio idolo sarebbe secondo il nostro autore una dimostrazione della giustezza delle tesi nel testo contenute.

"Una decisa scelta in favore della transizione ecologica, con la “green industrial revolution”. Una politica di forti investimenti pubblici a lungo termine, in settori strategici, è considerata positivamente anche per ciò che comporta l’impatto occupazionale e l’inversione di tendenza nei servizi pubblici."

E qui i nostri colossi della green economy si sfregano le mani tra le folle ululanti dei gretomani. 

"Un altro punto nodale su cui si è incentrata la campagna elettorale del Labour questa settimana è stato il “cambiamento climatico”, uno degli aspetti tra l’altro più importanti dell’impalcatura del Manifesto, che avuto il suo appoggio dalla nota intellettuale ed attivista statunitense Naomi Klein, con un video di alcuni minuti…"

Qui la saldatura tra opportunisti inglesi e no-global non potrebbe essere più manifesta, e foriera di sviluppi futuri (non buoni per noi credo...). 

"La “marea gialla” e questa radicalizzazione del Labour sono figlie delle stesse dinamiche – certamente con modalità e sbocchi diversi – ma sono comunque entrambe espressione del riemergere della lotta di classe e del processo di politicizzazione della contraddizioni nella convulsa epoca della fine dell’egemonia neo-liberista."

Ecco, proprio come stavo dicendo. Evidentemente ai nostri intelligenti compagni forse sfugge il fatto che presentandosi nella sua veste comune, il capitalismo sarebbe già crollato da secoli. La sua lunga sopravvivenza è dato dal fatto che riesce a mascherarsi dietro soluzioni e colori diversi, non solo gestendo il consenso ma anche il dissenso al sistema. I nostri compagni, che vivono evidentemente nello stereotipo del gggiovane che si drogahhh  e gioca ai videogame, appena vedono folle tumultuose di millenial in piazza per qualcosa perdono la testa e sognano rivoluzioni imminenti, come diceva G. "basta che ognuno si esprima e poi non importa se si chiama la rivoluzione della Coca Cola". Ma era qualunquista e sposato con una di Forza Italia.

"Il Labour assumerà 5000 vigili del fuoco e migliorerà complessivamente il comparto."

Questa frase lapidaria è messa lì come verità auto-evidente. Non c'è nessun dubbio che il Labour agirà in tal senso. Certo, è sempre possibile che i padroni abbiano deciso di cambiare cavallo dopo le gestioni dei conservatori che non garantiscono più la conservazione del sistema. Viene il sospetto che ciò che gli concederanno sarà al massimo una tassa sulle merendine per fare i dispetti al ciccione felpato anche Oltremanica. 

Comunque basta, la lettura di questi deliri mistici mi ha esasperato. Stendiamo un velo pietoso su queste confusioni senza senso.

venerdì 29 novembre 2019

I vegani sono migliori di voi

Ho letto un ottimo articolo dell'associazione Essere Animali. So benissimo che voi non vi accontentatedi inzozzarvi di schifezze ad altissimo impatto ambientale e che riempono il vostro ventre di calorie, oltre a causare dolore e sofferenza ad esseri viventi che non vi hanno fatto nulla. No, voi volete sentirvi anche superiori, fate del vostro stile insalubre e insostenibile un vanto. Avete quindi bisogno di un capro espiatorio. E' così che avete bisogno del vegano, è così che dovete demolire il suo impegno per portarlo al vostro livello, lo tirate per la camicia per portarlo nel vostro carcere che voi difendete con un sorriso. E' per questo che non standovi bene la scelta del vegano, che vi ricorda quanto siete merdeeeeee, dovete dire che anche lui inquina, anche lui permette di sfruttare i lavoratori. Non avete dignità, non sapete cos'è la libertà, non sapete cos'è la bontà d'anima ecc. Questo ottimo articolo serve a mandarvi un bel vaffanculo grosso come una casa.

(Link https://www.essereanimali.org/2019/11/essere-vegani-e-davvero-antiecologico-poco-etico-e-causa-di-deforestazione/)

Citerò e commenterò qualche pezzo per farvi sentire ancora più merde, a meno che non abbiate smesso di leggere per la vergogna.

"Voler dare la responsabilità sugli effetti sociali della produzione di tali alimenti ai consumatori – vegani e non – risulta anche in questo caso una prospettiva piuttosto superficiale. Monocolture e sfruttamento dei lavoratori sono condizioni riscontrabili in moltissimi settori e derivano da logiche di mercato assolutamente sbagliate, fondate esclusivamente sul profitto. Tutto ciò va cambiato, ma stiamo parlando di problemi strutturali del sistema economico globale, non di condizioni legate alla produzione di una mezza dozzina di alimenti."

Lo so che anche voi avete pensato "Ma anche i vegani fanno sfruttare i lavoratori." Grazie al cazzo! Quello è colpa tua che mentre il padrone te lo mette al culo ogni giorno abbassandoti lo stipendio e mettendoti a lavorare con contratto precario, te non solo non protesti ma vai a leccargli il culo e fai la spia coi superiori contro i tuoi compagni di lavoro! Ti ho visto farlo, merda, non cercare di negare! Vai a schiaffeggiarti da solo per la vergogna di aver detto una simile cazzata!

"Gli stessi macelli e allevamenti intensivi, dove i lavoratori sono costretti a ritmi di lavoro incessanti e a svolgere mansioni alienanti dietro un compenso irrisorio, possono corrispondere perfettamente all’esempio di produzione che dovrebbe essere superata."

Ma voi lo sapete almeno cosa vuol dire lavorare in un macello??? No non sapete un cazzo, perché avete la pappa pronta al supermercato bella impacchetta, non dovete sventrare ogni giorno migliaia di animali e annegare nel sangue di essere viventi che sofforno. Ogni volta che aprite bocca escono solo cazzate!!!

"L’ultima grande strumentalizzazione è quella sulla soia, ingrediente fondamentale di tofu, salse e moltissimi altri cibi e ricette. Alla coltivazione di questo legume viene imputata gran parte della responsabilità nella deforestazione dell’Amazzonia. L’affermazione è corretta ma in questo caso non solo non dipende dai vegani, ma è al contrario un problema direttamente collegato al consumo di prodotti di origine animale."

Come sempre non capite un cazzo.

"Secondo la Yale School of Forestry & Environmental Studies, l’80% della distruzione della foresta amazzonica deriva dalla creazione di pascoli o campi coltivati per il mangime. E quando si parla di mangime, si parla essenzialmente di soia. Il 75% della soia prodotta a livello globale diventa mangime per gli allevamenti intensivi."

Ah bene, quello che inputavate ai vegani è colpa vostra. Bella figura di merda. Adesso smettete immediatamente di mangiare la carne e fate i coerenti, perché fossi in voi per la vergogna mi sarei già seppellito vivo. E' la carne che provoca la distruzione delle foreste per la soia!!! Cosa aspettate a smettere di mangiarla??? Vi cacate sotto???

Alla fine da' anche un utile strumento per calcolare l'impatto ambientale (qui). Voglio proprio vedere se voi cacasotto avrete il coraggio di farlo e sentirvi merde. No, non ce l'ho con quelli che mangiano carne, merde. Ce l'ho con quelli come voi che lo fanno e si permettono di mettersi su un piedistallo di letame ad accusare gli altri. Basta, eclissatevi e non rompetemi i coglioni, ho già perso abbastanza tempo con voi!

giovedì 28 novembre 2019

Malati di corbynite

                                                   Due furbacchioni che ridono di voi stolti che gli andate dietro

Nonostante i decenni passino e le sconfitte e le mazzate si accumulino senza sosta, e le nicchie si innicchiscano ancora di più, la sinistra sembra avere un gusto depravato e perverso per il tafazzismo. Ad esempio nonostante i socialdemocratici e i riformisti abbiano mostrato il loro vero volto fin dai tempi dell'infame Kautsky e della povera Rosa, la sinistra continua testardamente a seguire il nuovo epigono del momento. Certo, hanno dovuto mimetizzarsi meglio. Prima avevano l'aspetto cinico e liberale di un Baffino o di un Blairino e nonostante questo ci si sono alleati mandano al macero tutti gli elettori che gli rimanevano. Ora però hanno imparato la lezione. Il problema è che il capitalismo sta non un passo, ma mille avanti a loro, e quindi non ha difficoltà alcuna ad ingannarli con un'altra trovata da quattro soldi. Formalmente infatti questi nuovi truffatori si presentano con un programma decisamente più radicale rispetto ai predecessori e con un modo di fare più giovanile. Melenchon cucina la quinoa, Iglesias scrive un libro sul Trono di Spade, pure Corbyn piace ai gggiovani (per quanto possa piacere un boomer).

Insomma, le nicchiette ecclettiche e disorganizzate della sinistra non sono in grado di fare manco il solletico al capitalismo per un motivo preciso. E questo motivo è l'incapacità assoluta di analizzare la situazione da qualsiasi punto di vista. Gli elettori non li vogliono più al governo per un motivo. Ecco perché cercano di coprire la loro pochezza facendosi grossi dei risultati altrui. Certo, la mazzata di Tsipras non gli è bastata. Però sta volta dai, sarà diverso.

Fra questi frammenti corpuscolari si distingue uno chiamato Sinistra, Classe, Rivoluzione. Essi possono contare sulla saggia partecipazione dell'esimio professor Mauro Vaneggi, che sui social ha costruito un esercito rivoluzionario fatto di yesman adoranti, i quali proteggono il pensiero della setta Wuminkia dal furore stalinista. Questo corpuscolo si era unito all'altro corpuscolo Ferrando alle elezioni del 2018, producendo un imponente massa dello 0,02%. Con questi risultati, frutto di un attivismo social situazionista così attivo che manco ha bisogno di esistere nella realtà, viene da chiedersi quale geniale teoria faccia da sfondo a questa organizzazione. Un ultimo pezzo uscito sul loro sito sul fenomeno Corbyn può aiutarci meglio ad illuminare le geniali intuizioni che stanno alla base della loro filosofia politica.

Anche se l'intero articolo è abbastanza comico, nulla lo è più del paragrafo dal titolo "Prepararsi al potere". Evidentemente col Labour in pista siamo praticamente ad un passo dalla presa del palazzo d'Inverno. Faccio notare che l'articolo non ha autore ed esprime quindi il pensiero (se così possiamo chiamarlo) dell'intera organizzazione. Un pensiero di questo tipo:

"Non possiamo dare le cose per scontate. Mancano alcune settimane al voto. La situazione politica è molto instabile. Dobbiamo ancora mobilitarci e lottare per ogni voto."

È normale che chi è debole e privo di carattere cerchi di imitare chi è più forte e migliore di lui, ma qui siamo alla vero e proprio culto feticistico, alla confusione del proprio Se' con quello altrui. Fra l'altro confusione accentuata dal disturbo della personalità per cui lodando e imitando un socialdemocratico ci si spacci poi come marxista rivoluzionario. Ciò accade per esempio in articoli in cui si biasimano estrattivismo e moderazione di certi governi latino-americani, in confronto ai quali il nostro arzillo vecchietto d'oltremanica sembra un vecchio democristiano.

"Un governo laburista a guida Corbyn dovrà affrontare molti ostacoli, tra cui quello della “Quinta colonna” dei parlamentari blairiani del Labour. Questi tory travestiti cercheranno di sabotare tutti i tentativi di attuare politiche radicali."

Ecco che qui la confusione si accentua di più. Argomento abusato quello del complotto, nel delirio trotskista i cattivi blairiani prendono il posto della tanto vituperata burocrazia stalinista. Sono gli stessi che hanno votato in Europa per parificare nazismo e comunismo. Naturalmente il fatto che Corbyn è segretario e che non ha detto mezza parola contro non c'entra. C'è il ciccione servo di Blair che gli tappa la bocca. Insomma il fatto che non faccia una mazza per salvare i comunisti dalla repressione futura dei padroni (che quella mozione infame facilita) ma anzi voti a favore, il fatto che sia per tenere l'UK agganciata al mercato comune UE che è una mazzata per i lavoratori, il fatto che non dica nulla di fronte alle criminali espulsioni di parlamentari laburisti colpevoli solo di non sottomettersi alle lobby di Israele, tutte queste cose non contano nulla. Ok, boomer, piace ai gggiovani, sta con Greta, dice cose di sinistra, stai tranquillo.

Ma continuiamo:

"Il Labour dovrà prendere il controllo dell’economia dalle mani dei miliardari. Ciò significa assumere il controllo delle leve dell’economia, delle banche, delle finanziarie, della terra e dei giganteschi monopoli e metterli sotto il controllo e la gestione dei lavoratori."

Il nostro partitucolo dello zero virgola se ne esce con un suggerimento fraterno al compagno Corbyn. Vedi, compagno, se non metti il potere nelle mani dei lavoratori è tutto inutile. Fallo e si sistema tutto. Speriamo che il compagno legga questo importante suggerimento, così potrà fare la rivoluzione. Nel frattempo il Labour di Corbyn non si sogna minimamente di fare una cosa simile, preferisce vincere le elezioni borghesi e distribuire qualche briciola degli enormi proventi dei miliardari al popolino, sempre che glielo lascino fare, dato che Corbyn non può andare in bagno senza che un blairiano non controlli se ha espulso le feci regolarmente, come dicono i nostri. E sempre che l'accordo che vuole fare con l'UE non si sostanzi in mazzate salate per i lavoratori. Va beh, ma abbiamo i successi di Tsipras a dimostrarci quanto sono ottusi ed estremisti questi sospetti.

Continua.

"Un governo Corbyn dovrà mobilitare la classe lavoratrice in risposta al sabotaggio delle grandi imprese per portare avanti la trasformazione socialista della società. Questa è l’unica risposta alla crisi del capitalismo."

Chiaramente questa frase è nel pieno spirito del leninismo. Nel libro Stato e Rivoluzione Lenin scrisse:

" Compagni, il proletariato non potrà mai fare la rivoluzione. Bisogna quindi transitare al socialismo prendendo il potere con le elezioni borghesi. In questo frangente l'alleanza col beneamato Kautsky che ha votato i crediti di guerra è assolutamente necessaria." 

Queste parole cristalline informano anche la concezione dei nostri "comunisti". Sicuri che Corbyn andrà alla pugna contro i padroni, mettiamo nell'urna la bomba che farà saltare il sistema capitalista borghese. Certo, Corbyn dice di non volerlo fare, ma io mi fido della strateggiah sulla parola.

Inoltre, nel sostegno internazionalista Corbyn non è solo. C'è anche il Fronte Popolare, formazione che unisce mia nonna e lo spaghettaro sotto casa. E basta. Questa forza rivoluzionaria di massa ha lanciato un appello in sostegno del non più giovane compagno d'oltremanica. Ciò è naturalmente coerente con la strateggiah uscita dal Comitato Centrale "Basta che respiri".

Leggiamo.

"Le elezioni generali britanniche che si terranno il 12 dicembre rappresentano un passaggio di estrema importanza per l’Europa intera, rispetto al quale riteniamo che tutta la sinistra continentale sia chiamata a prendere posizione."

Evidentemente molti erano impegnati. 

"Il programma presentato dal Labour di Jeremy Corbyn, profondamente popolare nell’ispirazione, oppone una proposta di riformismo radicale e avanzato al collasso prodotto dall’ideologia neoliberista e dalla globalizzazione capitalistica."

Perché come diceva Nanni Moretti "Le parole sono importanti".

"Esso rappresenta un nuovo passo avanti della dirigenza laburista nel suo progetto di ampio respiro per restituire un’espressione soggettiva indipendente alle lavoratrici e ai lavoratori, basata su un programma minimo di classe."

Questo ovviamente escludendo i blairiani che saranno comunque presenti nei seggi e andranno sostenuti negli interessi della rivoluzione. Maledetti blairiani!

"Come comuniste e comunisti non possiamo che guardare con estrema attenzione, con apertura mentale e capacità critica a quanto avvenuto nel movimento operaio britannico da quando l’attuale direzione ha assunto la guida del Labour."

Il femminile all'inizio del capitolo dimostra che la strategia "Basta che respiri" ha dato i suoi frutti. Non è che una dimostrazione della loro capacità critica e apertura mentale.

"Se le contraddizioni persistenti all’interno del Labour hanno prodotto una linea sulla questione Brexit che non possiamo definire pienamente soddisfacente, ci pare che essa rappresenti l’esito più avanzato possibile a sinistra per un’opzione politica a vocazione maggioritaria nelle condizioni date di quel partito e di quel paese."

Insomma per oggi va bene così, domani chissà... qualcuno potrebbe malignare che anche quella linea, che è l'esito più avanzato possibile a sinistra in quel paese, è una linea orribile e filistea che viene superata persino da un reazionario come Farage, ma sarebbero solo voci maligne che non devono impedire la nostra corsa verso il socialismo. Fu sostenendo Kerensky come esito più avanzato possibile a sinistra in Russia che Lenin giunse a fare la rivoluzione d'Ottobre, in quanto Kerensky gli diede lo Stato già mezzo socialista e poi Lenin ha solo dovuto completare l'altra metà. Un colpetto al cerchio e uno alla botte.

"Se il Labour dovesse registrare una forte affermazione nelle urne, la possibilità di dar vita a un’espressione politica indipendente delle classi lavoratrici si rafforzerebbe in tutta l’Europa, aprendo nuove prospettive di azione e di lavoro politico indispensabili, in un momento in cui l’attacco del capitale contro il mondo del lavoro è violentissimo e, sotto l’egida dell’Unione Europea, mira a travolgere ovunque quanto resta delle conquiste sociali del XX secolo."

E mettere qualche parlamentare in una stanza è sicuramente il modo migliore per dare vita ad un'espressione politica indipendente delle classi lavoratrici, illudendo i lavoratori sulla riformabilità del capitalismo e tutta la paccottiglia con cui gli opportunisti ingannano le classi popolari incatenandoli al sistema, usando i loro sindacati per allisciare e riverire i padroni invece che dare al proletariato la coscienza della sua autonomia e indipendenza. Però ricordiamoci che il compagno Corbyn respira.

"Non a caso, negli ultimi mesi la demonizzazione della figura di Corbyn e del suo Labour come alternativa di governo alla destra di Boris Johnson, manovrata da Washington, è stata unanimemente condotta dalla grancassa antipopolare della propaganda di ogni colore."

Non a caso in Italia seguendo questo schema dovremmo sostenere Salvini, in Russia Putin e in America Trump, data la quantità di accuse contro questi leader che provengono dai giornali mainstream. Un ottimo metodo per cogliere le contraddizioni. 

"Nessuna neutralità è possibile. Come comuniste e comunisti sappiamo da che parte stare!"

Pensa come sono scemi quegli altri che invece non si schierano! Ma d'altronde i tempi per le elezioni britanniche sono ancora lunghi, aspettiamo ancora prestigiose organizzazioni che vorranno perdere definitivamente la dignità con pezzi di scemenza come questi e che permetteranno a noi di godere della loro triste sorte mostrando a tutti la loro nuda scemenza. Perché che socialismo è se non è MALVAGIO??? MUAHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHHAHA




mercoledì 27 novembre 2019

Che cos'è la filosofia?

Si potrebbe cercare di spiegare che cos'è la filosofia partendo dai nobili propositi di Aristotele o Socrate e struggendosi di lacrime per parole greche come kairos, taumazein o zoon politicon. Però non sarebbe divertente perché parlerebbe di un periodo glorioso della filosofia e io a parlare bene di qualcosa mi annoio. Per cui parlerò di che cos'è oggi la filosofia.

Beh che dire... cerchiamo di spiegarlo in modo tale che anche degli scimuniti come voi possano capirlo. Muffosi e cattedratici signori, rimasugli di una qualche epoca passata in cui forse si tiravano le mazzate non solo per quattro spicci in più ma che a noi giovani risulta intellegibile come la città perduta di Atlantide, fanno dotte disquisizioni su una cosa chiamata Essere, che chiaramente deve essere distinto dal più volgare e plebeo verbo essere, che infatti non ha la maiuscola. Il problema è che ci sono varie opinioni su cosa questo Essere con la maiuscola sia. Alcuni dicono saggiamente che sarebbe il Linguaggio con la maiuscola, perché il fatto che noi ci possiamo porre questo problema così importante per le sorti dell'umanità non sarebbe possibile se non avessimo la cosiddetta grammatica oltre che la parola (che alcuni chiamano la Parola con la maiuscola). Ovviamente la problematica cambia se se la questione se la pone il manovale col suo limitato vocabolario che alla sera distrutto dal lavoro e mentre guarda la televisione, tra un talk show e l'altro si chiede "Perché?". Ecco, in tal caso possiamo dire che l'Essere si è disvelato per un secondo anche nella sua mente di essere dotato di linguaggio ma con vocabolario limitato e ancora legato al procacciamento naturale del cibo. Questo barlume che nel nostro manovale dura un istante è molto più chiarificato dal docente di ruolo con stipendio elevato e molto tempo libero. Ma soprattutto fornito di un vocabolario d'avanguardia, con termini come immanenza, induzione e inferenza che il nostro manovale probabilmente non udirà mai nella vita. La vera struttura dell'Essere sarà quindi sicuramente più chiara grazie ad un linguaggio con molti più vocaboli, tanto che i sostenitori di questa tesi non solo conoscono un sacco di parole, ma spesso ne inventano altre non appena scoprono nuove sezioni di Essere prima sconosciute.

Questa in breve la spiegazione che convince molti filosofi a dire che l'Essere è essenzialmente Linguaggio (ricordate le maiuscole).

Altri ancora non sono soddisfatti di questa tesi. Sostengono che va sicuramente bene dire che l'Essere si comprende col Linguaggio, ma che il fatto che stanno lì a discutere di Essere è possibile per lo stipendio dato dallo Stato, che è un ente cattivo che spesso fa cose brutte tipo tenere il monopolio della violenza e non darlo ad altri (per esempio a me che ne avrei bisogno, mannaggiaddio!). E insomma scoprono che il Linguaggio con cui parliamo dell'Essere forse serve a cose brutte tipo a colonizzare popoli selvaggi e insegnandoglielo a distruggere la loro cultura. Questo perché il Linguaggio non è neutrale ma contiene le cose della nostra cultura e non quella loro, così magari imparando il nostro linguaggio perdono la tradizione di mangiare la cacca di cammello. Quindi dicono che forse è meglio non usare il concetto di Essere perché così rischiamo di fare male agli altri. La loro soluzione è creare un linguaggio così ingarbugliato e incomprensibile che nessuno lo capirà e quindi non rischia di fare del male.

Altri ancora hanno un'idea ancora più originale. Non sono soddisfatti dei concetti di Essere e Linguaggio perché gli sembrano troppo astratti e quindi trovano un'altra parolina con la maiuscola, l'Io. Questi infatti fanno la scoperta sensazionale che i due primi termini con la maiuscola esistono solo se il terzo termine con la maiuscola li pensa. Ovvero, se il manovale ha l'improvvisa illuminazione dell'Essere ciò avviene non per grazia divina ma grazie alla sua testolina, che prende varie cose complesse, le mette insieme e forma questo pensiero. Dopo questa scoperta però dicono anche che non c'è altro modo di concepire l'Essere se non pensandolo, ma questo pone un problema: io sto pensando anche Zio Paperino oltre che l'Essere, allora anche zio Paperino può essere reale? Questo è un problema non di poco conto, tanto che i nostri si impegnano giorno e notte per risolvere questo dilemma fondamentale.

Poi ci sono altri ancora che ritengono che stare lì a parlare di cose come Essere o Linguaggio o Io è solo una perdita di tempo, si fanno avvocati difensori del manovale e dicono che bisogna usare concetti più chiari, alla portata dell'ultimo spaghettaro. Così dicono che i concetti per descrivere la realtà si possono raccogliere dalla realtà stessa come i funghi invece di spremersi col cervello alla ricerca di qualche combinazione efficace. Quindi bisogna fare tabula rasa di tutte le espressioni complicate. In tal modo la filosofia potrà fare affermazioni molto complesse come "Quella sedia è una sedia" oppure "Quel semaforo è rosso". Scoperte allucinanti anche se non ancora alla portata del popolino ignorante.

Queste le principali contrapposizioni tra i filosofi oggi sul problema spinoso e complicato dell'Essere. Ora questa cassetta degli attrezzi che ti fornisce ogni filosofia dovrebbe servire in teoria a svariate cose. Si suppone che se tu impari queste cose sull'Essere sai meglio orientarti del camionista che dell'Essere sa quasi nulla se non porsi il problema ogni morte di papa. Inoltre fornito di questo armamentario puoi aspirare a tua volta a diventare un filosofo, che per il tornaconto economico non è male se ti sai gestire. Inoltre si può pensare che una determinata filosofia non faccia bene e dunque dialogando come faceva il vecchio Socrate si possa sostituirla con una migliore, sempre che non ti facciano fare la sua stessa fine.

C'è un problema però. Infatti l'aspirante filosofo per dedicarsi all'Essere ha sprecato tutto il suo periodo formativo, quello in cui solitamente si impara un mestiere o qualcosa che serva veramente, ad ottenere una laurea in filosofia. Ora, non tutti gli aspiranti filosofi lo diventano, perché la concorrenza è spietata e solo pochi possono avere il privilegio di stare a stretto contatto con l'Essere e farlo sapere grazie alle referenze culturali. La maggior parte degli aspiranti filosofi si trovano a dover cercare un vile lavoro meccanico, cosa in cui cui il manovale più esperto è avvantaggiato. Pertanto potranno supplicare il manovale di dargli qualche elemosina, tuttavia una cosa rispetto a lui la sanno: sanno che cos'è la filosofia.