mercoledì 27 novembre 2019

Che cos'è la filosofia?

Si potrebbe cercare di spiegare che cos'è la filosofia partendo dai nobili propositi di Aristotele o Socrate e struggendosi di lacrime per parole greche come kairos, taumazein o zoon politicon. Però non sarebbe divertente perché parlerebbe di un periodo glorioso della filosofia e io a parlare bene di qualcosa mi annoio. Per cui parlerò di che cos'è oggi la filosofia.

Beh che dire... cerchiamo di spiegarlo in modo tale che anche degli scimuniti come voi possano capirlo. Muffosi e cattedratici signori, rimasugli di una qualche epoca passata in cui forse si tiravano le mazzate non solo per quattro spicci in più ma che a noi giovani risulta intellegibile come la città perduta di Atlantide, fanno dotte disquisizioni su una cosa chiamata Essere, che chiaramente deve essere distinto dal più volgare e plebeo verbo essere, che infatti non ha la maiuscola. Il problema è che ci sono varie opinioni su cosa questo Essere con la maiuscola sia. Alcuni dicono saggiamente che sarebbe il Linguaggio con la maiuscola, perché il fatto che noi ci possiamo porre questo problema così importante per le sorti dell'umanità non sarebbe possibile se non avessimo la cosiddetta grammatica oltre che la parola (che alcuni chiamano la Parola con la maiuscola). Ovviamente la problematica cambia se se la questione se la pone il manovale col suo limitato vocabolario che alla sera distrutto dal lavoro e mentre guarda la televisione, tra un talk show e l'altro si chiede "Perché?". Ecco, in tal caso possiamo dire che l'Essere si è disvelato per un secondo anche nella sua mente di essere dotato di linguaggio ma con vocabolario limitato e ancora legato al procacciamento naturale del cibo. Questo barlume che nel nostro manovale dura un istante è molto più chiarificato dal docente di ruolo con stipendio elevato e molto tempo libero. Ma soprattutto fornito di un vocabolario d'avanguardia, con termini come immanenza, induzione e inferenza che il nostro manovale probabilmente non udirà mai nella vita. La vera struttura dell'Essere sarà quindi sicuramente più chiara grazie ad un linguaggio con molti più vocaboli, tanto che i sostenitori di questa tesi non solo conoscono un sacco di parole, ma spesso ne inventano altre non appena scoprono nuove sezioni di Essere prima sconosciute.

Questa in breve la spiegazione che convince molti filosofi a dire che l'Essere è essenzialmente Linguaggio (ricordate le maiuscole).

Altri ancora non sono soddisfatti di questa tesi. Sostengono che va sicuramente bene dire che l'Essere si comprende col Linguaggio, ma che il fatto che stanno lì a discutere di Essere è possibile per lo stipendio dato dallo Stato, che è un ente cattivo che spesso fa cose brutte tipo tenere il monopolio della violenza e non darlo ad altri (per esempio a me che ne avrei bisogno, mannaggiaddio!). E insomma scoprono che il Linguaggio con cui parliamo dell'Essere forse serve a cose brutte tipo a colonizzare popoli selvaggi e insegnandoglielo a distruggere la loro cultura. Questo perché il Linguaggio non è neutrale ma contiene le cose della nostra cultura e non quella loro, così magari imparando il nostro linguaggio perdono la tradizione di mangiare la cacca di cammello. Quindi dicono che forse è meglio non usare il concetto di Essere perché così rischiamo di fare male agli altri. La loro soluzione è creare un linguaggio così ingarbugliato e incomprensibile che nessuno lo capirà e quindi non rischia di fare del male.

Altri ancora hanno un'idea ancora più originale. Non sono soddisfatti dei concetti di Essere e Linguaggio perché gli sembrano troppo astratti e quindi trovano un'altra parolina con la maiuscola, l'Io. Questi infatti fanno la scoperta sensazionale che i due primi termini con la maiuscola esistono solo se il terzo termine con la maiuscola li pensa. Ovvero, se il manovale ha l'improvvisa illuminazione dell'Essere ciò avviene non per grazia divina ma grazie alla sua testolina, che prende varie cose complesse, le mette insieme e forma questo pensiero. Dopo questa scoperta però dicono anche che non c'è altro modo di concepire l'Essere se non pensandolo, ma questo pone un problema: io sto pensando anche Zio Paperino oltre che l'Essere, allora anche zio Paperino può essere reale? Questo è un problema non di poco conto, tanto che i nostri si impegnano giorno e notte per risolvere questo dilemma fondamentale.

Poi ci sono altri ancora che ritengono che stare lì a parlare di cose come Essere o Linguaggio o Io è solo una perdita di tempo, si fanno avvocati difensori del manovale e dicono che bisogna usare concetti più chiari, alla portata dell'ultimo spaghettaro. Così dicono che i concetti per descrivere la realtà si possono raccogliere dalla realtà stessa come i funghi invece di spremersi col cervello alla ricerca di qualche combinazione efficace. Quindi bisogna fare tabula rasa di tutte le espressioni complicate. In tal modo la filosofia potrà fare affermazioni molto complesse come "Quella sedia è una sedia" oppure "Quel semaforo è rosso". Scoperte allucinanti anche se non ancora alla portata del popolino ignorante.

Queste le principali contrapposizioni tra i filosofi oggi sul problema spinoso e complicato dell'Essere. Ora questa cassetta degli attrezzi che ti fornisce ogni filosofia dovrebbe servire in teoria a svariate cose. Si suppone che se tu impari queste cose sull'Essere sai meglio orientarti del camionista che dell'Essere sa quasi nulla se non porsi il problema ogni morte di papa. Inoltre fornito di questo armamentario puoi aspirare a tua volta a diventare un filosofo, che per il tornaconto economico non è male se ti sai gestire. Inoltre si può pensare che una determinata filosofia non faccia bene e dunque dialogando come faceva il vecchio Socrate si possa sostituirla con una migliore, sempre che non ti facciano fare la sua stessa fine.

C'è un problema però. Infatti l'aspirante filosofo per dedicarsi all'Essere ha sprecato tutto il suo periodo formativo, quello in cui solitamente si impara un mestiere o qualcosa che serva veramente, ad ottenere una laurea in filosofia. Ora, non tutti gli aspiranti filosofi lo diventano, perché la concorrenza è spietata e solo pochi possono avere il privilegio di stare a stretto contatto con l'Essere e farlo sapere grazie alle referenze culturali. La maggior parte degli aspiranti filosofi si trovano a dover cercare un vile lavoro meccanico, cosa in cui cui il manovale più esperto è avvantaggiato. Pertanto potranno supplicare il manovale di dargli qualche elemosina, tuttavia una cosa rispetto a lui la sanno: sanno che cos'è la filosofia.

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