lunedì 2 dicembre 2019

Corbynite parte 2: Lo stadio iniziale della malattia



La corbynite è una malattia che si presenta in maniere diverse nei soggetti che contamina. Le forme che abbiamo esaminato precedentemente sono quelle più gravi e incurabili, ma ci sono anche forme più blande che però determinato sintomi se non altrettanto gravi, quantomento preoccupanti. Le forme gravi sono rappresentate per esempio da Rifondazione, con espressioni come "compagno Corbyn" o "compagno Sanders". Non mancano però forme ambigue come quello del giornale sedicente "comunista" Contropiano (link).

Da un giornale che si professa comunista ci si aspetterebbe note molto critiche sulle gravi mancanze e le illusioni contenute nel programma del Labour britannico, come una critica serrata a qualsiasi prospettiva socialdemocratica che miri ad ingannare i lavoratori, ad imbellettare la natura di classe del sistema, insomma ai classici problemi del riformismo e dell'opportunismo.

Nulla di tutto ciò si troverà in questo articolo. Certo, qualche critica qua e là in mezzo agli elogi sperticati si trova, e quindi la possibilità di attuare una profilassi è sicuramente molto maggiore rispetto ai soggetti prima esaminati. Vediamo però a cosa si riducono queste critiche:

"È ribadita infatti la propria fedeltà alla NATO; le proposte sul dopo Brexit del Labour tendono a perpetuare il legame con il dispositivo economico-commerciale del Mercato Comune Europeo, non dando seguito al desiderio di de-connessione rispetto alla UE espresso inequivocabilmente con il referendum del 2016."

Bisogna faticare a trovare questa critica in mezzo a tutti quegli elogi, ma alla fine il punto nodale della questione emerge. In realtà la cosa andava detta all'inizio e sottolineata con forza, dato che queste questioni derubricate a "pietre d'inciampo" costituiscono degli imbedimenti gravosi nelle azioni dei governi e quindi riducono a fuffa tutto il contorno di questioni sociali che hanno fatto sobbalzare di gioia la "sinistra". 

"Sarebbe altrettanto disonesto non sottolineare come le riforme, e anche alcuni importanti orientamenti di politica internazionale, neghino alla radice ciò che il processo di integrazione europea è stato per le classi subalterne, e ciò che ha significato per alcune popolazioni, in specie del Nord-Africa e del Medio-Oriente (Palestina e Yemen, per esempio); oltre che alcune responsabilità della NATO, per esempio nel conflitto libico."

Non è tanto che sarebbe disonesto, ma non sarebbe marxista, leninista, comunista, caro compagno. E soprattutto non lo è non andare alla radice di questa concezione compromissoria con il capitale monopolista e le sue diramazioni dell'UE e della NATO, che si trova in ogni concezioni opportunista, riformista e revisionista. Sarebbe bello trovare qualche riga in proposito in un articolo il cui obbiettivo è creare coscienza di classe, non creare illusioni.

"Allo stesso tempo sarebbe miope – a differenza di ciò che emerge dal Manifesto – non considerare come corresponsabili dell’attuale sfacelo della condizione della working class britannica e della “tendenza alla guerra” portata avanti da Londra, quella parte del partito laburista – ora marginalizzata e sconfitta politicamente, ma assolutamente non scomparsa – che si è riconosciuta nel progetto politico di Tony Blair e del suo New Labour."

Il che dovrebbe far riflettere sulle reali intenzioni di Corbyn, che non solo non manda via questa componente dal Labour ma asseconda i loro strali sull'antisemitismo, come quando il povero Ken Livingstone è stato espulso dal partito per aver detto verità scomode sulle lobby sioniste (qui non c'è lo spazio per occuparsene). A sventolare una kefhia sono bravi tutti, ad agire nei fatti un po' meno. 
In compenso andando avanti nella lettura si potrà scoprire una grande novità con cui Corbyn risolve la questione.

"Alla faccia del supposto atteggiamento razzista di Corbyn viene espressamente citato la necessità dell’insegnamento dell’Olocausto e della Black History a pag.39 del programma!"

Ovvero quelle lezioncine scolastiche e noiosissime che contribuiranno sicuramente ad alleviare la sofferenza dei poveri e marginali immigrati neri, mentre con l'altra mano si accetta il Mercato Comune Europeo che li spreme e li sfrutta.

Dopo queste scarne critiche, le aspettative di uno sviluppo delle stesse nei passi seguenti vengono deluse. La scarna dattilografia giornalistica prorompe improvvisamente in urla di gioia per i prodromi dei futuri soviet.

"La questione del “governo locale” è affrontata con una offensiva a tutto campo tesa a ricostruire un tessuto collettivo attraverso una nuova assunzione della responsabilità dello stato e delle sue articolazioni sociali dei bisogni sociali, ponendo fine all’esternalizzazione dei servizi (e favorendo l’in-house) e implementando i servizi dalle biblioteche ai centri giovanili, dagli sportelli del nuovo servizio postale ai pub che verranno considerati veri e propri asset sociali, anch’essi vittime della desertificazione dei centri di aggregazione comunitaria: “i pub sono centri di aggregazione comunitaria ma 18 chiudono ogni settimana in Gran Bretagna.”"

Qui l'autore confonde il Manifesto del 2019 con l'altro Manifesto del 1848 e finisce per prendere fischi per fiaschi. Sembra quasi che il programma di Corbyn abbia già realizzato nel Cielo della Teoria il potere rivoluzionario dei soviet. Come celeste suona il lamento dal vago sapore francescano ed ecclesiastico per la perdita dei valori comunitari. 

Vi sono numerosi punti comici in questo capolavoro di mah-rsismo. Il nostro autore è tendente alla fredda descrizione cronachistica nel pieno stile da hipster delle cittadine di provincia quando recensisce un album che se non fosse nobilitato da questo stile di scrittura apparentemente freddo e raffinato risulterebbe a qualsiasi ascoltatore una monnezza senza capo né coda. Certo, esattamente come l'hipster di periferia il nostro non rinuncia a cedere a facili entusiasmi provinciali quando si trova di fronte a qualcosa che non conosce.

"Questa settimana il Manifesto ha avuto l’endorsement di 163 economisti di fama, che hanno sottoscritto una lettera in cui spiegano sinteticamente le ragioni della loro scelta in favore del Labour, partendo dalla constatazione di una decennale stagnazione economica e di relative condizioni di vita peggiori dei livelli pre-crisi: i salari britannici sono inferiori a quelli percepiti nel 2008, per esempio."

Apriti cielo. Il non plus ultra dei baroni universitari inglesi, il cui scontro coi colleghi del Financial Times costituisce uno scontro inter-baronale proiezione di quello inter-capitalista, che si spertica in difesa del proprio idolo sarebbe secondo il nostro autore una dimostrazione della giustezza delle tesi nel testo contenute.

"Una decisa scelta in favore della transizione ecologica, con la “green industrial revolution”. Una politica di forti investimenti pubblici a lungo termine, in settori strategici, è considerata positivamente anche per ciò che comporta l’impatto occupazionale e l’inversione di tendenza nei servizi pubblici."

E qui i nostri colossi della green economy si sfregano le mani tra le folle ululanti dei gretomani. 

"Un altro punto nodale su cui si è incentrata la campagna elettorale del Labour questa settimana è stato il “cambiamento climatico”, uno degli aspetti tra l’altro più importanti dell’impalcatura del Manifesto, che avuto il suo appoggio dalla nota intellettuale ed attivista statunitense Naomi Klein, con un video di alcuni minuti…"

Qui la saldatura tra opportunisti inglesi e no-global non potrebbe essere più manifesta, e foriera di sviluppi futuri (non buoni per noi credo...). 

"La “marea gialla” e questa radicalizzazione del Labour sono figlie delle stesse dinamiche – certamente con modalità e sbocchi diversi – ma sono comunque entrambe espressione del riemergere della lotta di classe e del processo di politicizzazione della contraddizioni nella convulsa epoca della fine dell’egemonia neo-liberista."

Ecco, proprio come stavo dicendo. Evidentemente ai nostri intelligenti compagni forse sfugge il fatto che presentandosi nella sua veste comune, il capitalismo sarebbe già crollato da secoli. La sua lunga sopravvivenza è dato dal fatto che riesce a mascherarsi dietro soluzioni e colori diversi, non solo gestendo il consenso ma anche il dissenso al sistema. I nostri compagni, che vivono evidentemente nello stereotipo del gggiovane che si drogahhh  e gioca ai videogame, appena vedono folle tumultuose di millenial in piazza per qualcosa perdono la testa e sognano rivoluzioni imminenti, come diceva G. "basta che ognuno si esprima e poi non importa se si chiama la rivoluzione della Coca Cola". Ma era qualunquista e sposato con una di Forza Italia.

"Il Labour assumerà 5000 vigili del fuoco e migliorerà complessivamente il comparto."

Questa frase lapidaria è messa lì come verità auto-evidente. Non c'è nessun dubbio che il Labour agirà in tal senso. Certo, è sempre possibile che i padroni abbiano deciso di cambiare cavallo dopo le gestioni dei conservatori che non garantiscono più la conservazione del sistema. Viene il sospetto che ciò che gli concederanno sarà al massimo una tassa sulle merendine per fare i dispetti al ciccione felpato anche Oltremanica. 

Comunque basta, la lettura di questi deliri mistici mi ha esasperato. Stendiamo un velo pietoso su queste confusioni senza senso.

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